Nei giorni 8 e 9 aprile 2010 si è svolto, all’Auditorium Parco della Musica, il workshop internazionale, organizzato dal Comune di Roma, sui nuovi modelli di trasformazione urbana. All’evento hanno partecipato, oltre al sindaco Alemanno, assessori, dirigenti del Comune ed alcuni dei principali architetti e urbanisti di livello internazionale. La seconda giornata è stata dedicata alle periferie e alle politiche di riqualificazione urbana da mettere in atto. La periferia romana, convenzionalmente identificata come la parte di città esterna all’anello ferroviario, ospita ormai l’80% della popolazione cittadina. Quasi il 40% del territorio urbanizzato del Comune è occupato da edilizia spontanea e abusiva. Queste sono le cifre del disastro urbanistico di Roma, che costringe la grande maggioranza della popolazione a vivere in condizioni incivili, lontane anni luce dagli standard qualitativi che caratterizzano le altre capitali europee. Noi viviamo in una di queste periferie dove abusivismo, speculazione edilizia, mancanza di programmazione, carenza di servizi, infrastrutture e spazi pubblici hanno prodotto un ambiente degradato, senza qualità e senza identità. Anche sulle politiche di riqualificazione delle periferie, come sugli interventi per la delocalizzazione degli sfasci, c’è una copiosa produzione di atti amministrativi, legislativi, studi, ricerche e, presumibilmente ricche consulenze, ma tutto si è sempre arenato e non ha mai prodotto nel quartiere soluzioni operative efficaci. Nel 1984, subito dopo la prima sanatoria delle costruzioni abusive, venivano varati i Piani di recupero delle periferie, negli anni successivi venivano messi a punto altri strumenti urbanistici, una vera e propria giungla di acronimi dal nome misterioso: PRU, PRUSST, PRINT, ecc., ma mai nessuno di questi, ha interessato concretamente Pietralata ed in particolare, come amiamo ripetere, l’Altra Pietralata, quella da sempre dimenticata. Il nostro territorio da sempre rappresenta una città mancata. Come e più di prima, dalle nostre parti la fanno da padrone degrado, abbandono, assenza delle più elementari buone pratiche urbanistiche, quelle che generano un quartiere e lo differenziano da un agglomerato informe di manufatti e case.
Da tempo siamo convinti che solo una partecipazione attiva dei cittadini può mettere all'ordine del giorno la riqualificazione del quartiere, può creare un circolo virtuoso che spinga gli amministratori a passare dai progetti alle realizzazioni. Noi, nel nostro piccolo, ci stiamo provando.
Qui, il link del Comune di Roma.
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