lunedì 1 marzo 2010

Se 24 anni vi sembran pochi



Ritorniamo sull’annosa vicenda della delocalizzazione degli sfasci, operazione propedeutica a qualsiasi progetto di riqualificazione urbanistica del quartiere. Senza l’allontanamento di tutte quelle attività, peraltro nocive per la salute, incompatibili con un’area residenziale, è assolutamente illusorio parlare di riqualificazione ambientale e territoriale.
Come già detto in un precedente post, la questione è all’ordine del giorno da 24 anni. Nel lontano 1986 il Consiglio Regionale approvava con deliberazione n. 277 il piano regionale dei rifiuti, che prevedeva la realizzazione di n. 18 centri per le attività di autodemolizione e rottamazione. Da allora non si contano le deliberazioni, accordi di programma, ordinanze, decreti dei vari organismi istituzionali, fino ad arrivare all’ultima deliberazione comunale: n. 451, del 23 dicembre 2009, nella quale, tra l’altro, è previsto il trasferimento degli autodemolitori di via di Pietralata in un sito a via della Zampogna, in località Tor Cervara (leggi nella colonna a destra).
A causa della mancata attuazione della delocalizzazione degli sfasci in siti più idonei e della perdurante situazione di degrado ambientale e di pericolo per la salute dei cittadini, con D.P.C.M. (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri) del 19 febbraio 1999 veniva addirittura dichiarato lo stato di emergenza nel territorio della città di Roma, in ordine alla situazione di crisi socio-ambientale e di protezione civile. Registriamo quindi che da ben 11 anni gli abitanti di via di Pietralata e zone limitrofe vivono in stato di emergenza. Sappiamo benissimo che il problema riguarda tanti quartieri della periferia romana, ma forse in nessuna zona, come in via di Pietralata, c’è un’assoluta contiguità tra abitazioni, scuole, asili nido e autodemolitori.
Nell’ultima delibera comunale è scritto che gli operatori che hanno le loro attività nel quadrante di via di Pietralata sono pronti a confluire nel sito individuato a Tor Cervara.
Assessore De Lillo, lei che è responsabile dell’ambiente ed è stato tra gli ispiratori della delibera, cosa si aspetta a dare corso al trasferimento? Quanto tempo dovremo ancora aspettare? O forse dobbiamo rassegnarci a vivere in una condizione incivile e di emergenza, aspettando magari una prossima delibera che smentirà quella precedente?

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