venerdì 22 luglio 2011

Non dimentichiamoci degli autodemolitori




Print, Print e ancora Print. In questi giorni di conclamata euforia, tutta l'attenzione è concentrata su questo nuovo progetto urbanistico che, al di là dei toni trionfalistici, ha probabilmente difronte a sè un percorso di attuazione ancora lungo e accidentato.


Capita che, ogni qual volta viene sbandierato un nuovo intervento di riqualificazione, come ad esempio l'housing sociale o la dismissione della caserma Gandin, sostenitori e oppositori comincino a fronteggiarsi senza che poi sul territorio nulla cambi.



Mentre dunque ci si arrovella sui pro o i contro della delibera di turno che promette grandi cambiamenti, passa sempre sotto tono il problema degli autodemolitori, rispetto al quale il Comune non ha fatto altro che prorogare al 30 novembre l'autorizzazione a rimanere negli attuali siti. Ma a poco più di 4 mesi dal termine, non pare che il Campidoglio stia facendo qualcosa per ottemperare a quella scadenza. Spontanea allora la domanda. Ma se le aree in cui insistono gli sfasci non saranno sgomberate, come si potrà credere che progetti ambiziosi come il Print, lo Sdo o l'F555 possano avere una applicazione organica? In altri termini, se un terreno non viene prima bonificato, non lo si potrà certo seminare.



Da qui l'invito a tenere sempre alta l'asticella dell'attenzione verso la questione dei rottamatori, il cui destino è strettamente connesso alle sorti di Pietralata.



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