I fanta-progetti di Pietralata: favole moderne

Leggere dei progetti che dovranno interessare Pietralata è sempre un'esperienza galvanizzante. Strutture ministeriali, accademiche e sportive. Parchi, piste ciclo-pedonabili, piazze. Ma anche mercati, strade e parcheggi. Una rivoluzione urbanistica propulsiva capace di investire il nostro quartiere, trasformandolo in una sorta di Beverly Hills capitolina e lasciando definitivamente alle spalle quell'immagine da borgata post-bellica di pasoliniana memoria.

Da anni si parla infatti di Pietralata come di una nuova centralità, insistendo a più riprese sul suo sviluppo e sulle sue enormi potenzialità. Appunto. Da anni. Troppi anni.

Capita però, - quando si è smesso di leggere -, di alzare lo sguardo oltre la finestra e anzichè essere ammaliati dalla bellezza di questi avveniristici interventi architettonici, ci si imbatta piuttosto nella carcassa di una vecchia Fiat Ritmo 60 che giace, insieme a tante sue consimili, in uno degli immancabili autodemolitori che pullulano la zona.

Non persone rilassate che passeggiano nei parchi o lungo i viali alberati, ma terrore nei volti di chi è costretto a costeggiare via di Pietralata nella totale mancanza di marciapiedi e strisce pedonali.

Non funzionalità grazie ai mille servizi promessi, ma degrado e disordine urbano-ambientale che cela in sè qualcosa di intimamente devastante.

Eppure si continua a raccontare una Pietralata diversa. Molto diversa.

Noi cominciamo ad essere stanchi. Stanchi della fanta-politica e stanchi dei fanta-progetti. Stanchi delle attese e delle promesse pre-elettorali, puntualmente disattese nella fase post-voto. Tanto a Destra, quanto a Sinistra.

Perchè noi a Pietralata ci viviamo. Tutti i giorni. E sappiamo bene cosa significa vivere senza fognature, senza spazi di aggregazione, senza vita sociale. Insomma: senza nulla.

Anzichè portare il mondo a Pietralata, forse sarebbe più opportuno ri-portare Pietralata nel mondo.